Rifiuti come esperienza sensoriale di Gayle Chong Kwan
Gran parte della mia pratica artistica ha riguardato l’esplorazione dei rifiuti come materiale, come stato temporale, come atmosfera, come processo, come esperienza sensoriale e in termini di comprensione attraverso l’intimità e la distanza. Uso la metodologia del Viaggio Immaginario, che è un’interazione tra interiorità ed esteriorità, un’esplorazione dell’individuale e del collettivo, in cui oggetti, persone, processi e attività si muovono tra loro con il potenziale di riorganizzarsi in diverse configurazioni.
Nei lavori precedenti ho trattato aspetti legati ai rifiuti, al consumo, al turismo e allo sviluppo.
Cockaigne (2004)
Serie di dodici fotografie di grande formato basate sull’idea trecentesca del paradiso dei golosi. Ognuna raffigura un paesaggio mitico costruito da un singolo alimento, che esplora l’esotico e il modo in cui il turismo sta alterando, teatralizzando e consumando il paesaggio delle isole Mauritius.
Paris Remains (2009)
Paesaggio in rovina creato con avanzi di cibo scartato raccolto dai marciapiedi.
Wastescape (2012)
Migliaia di bottiglie di plastica sono state usate per creare un’installazione immersiva di stalattiti e stalagmiti. Inoltre, il sottofondo musicale era composto da registrazioni sonore delle riflessioni sui rifiuti delle persone che vivono vicino al quartiere di Moravia, a Medellin, in Colombia, un’area costruita sui e dai rifiuti della città, e vicino al Bywaters Waste Management Centre a Bow, che gestisce i rifiuti del Southbank Centre.
The Golden Tide (2012)
Una documentazione e raccolta degli oggetti di scarto e i rifiuti trovati che l’artista ha trovato lungo lo specchio d’acqua dell’estuario del Tamigi a Londra.
Anthropo-scene (2015)
Sono stati raccolti i rifiuti secondari di uno scavo archeologico, che sarebbero stati gettati via, come oggetti e materiali contemporanei, storici e archeologici, giustapponendo scavo e costruzione, rovina e rinnovamento, e confondendo la loro cronologia per mettere in discussione ciò che lasciamo ai posteri.
Waste Matters (2019)
Nel 2019 mi è stato assegnato il Sustainable Art Prize da Arte Verona e dall’Università Ca’ Foscari di Venezia. Come vincitrice del premio sono stata invitata a sviluppare un progetto con studenti e accademici dell’Università Ca’ Foscari per esplorare i temi della sostenibilità legati a uno o più dei diciassette obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile.
Ho deciso di sviluppare sessioni pratiche e teoriche per esplorare diverse prospettive e la nostra esperienza vissuta sui rifiuti, che ho chiamato Waste Matters. Volevo coinvolgerli nel pensiero e nel fare collettivo. Il lavoro fotografico, scultoreo e performativo nella mostra Waste Archipelago si è sviluppato dalle sessioni, come una forma di pratica ideata in cui il processo non è determinato dall’inizio, ma in cui i risultati sono manifestazioni temporali del pensare e fare insieme.